L'ARTE DI BRUNO FABRIS E LA POETICA 
                          DEL CUORE 
                          Bruno Fabris non è un pittore: è un artista 
                          di razza. Voglio dire che qualunque mezzo espressivo 
                          avesso scelto, avrebbe saputo chiudere nelle spaccature 
                          e del tempo i simboli dell'eternità. Ha scelto 
                          la figurazione per proiettate sul cosmo e sulla storia 
                          i messaggi spesso ancestrali del suo spitito, perchè 
                          essa corrisponda alle "visioni" che gratificano 
                          le urgenze dei suoi sentimenti. Le sue opere non nascono 
                          dalla meditazione, ma da una intuizione pacata, che 
                          la forza di comprimere anche le spinte frenetiche dell'ispirazione. 
                          La sua pennellata è poderosa. Ci ricorda quella 
                          del miglior Van Gogh - vedi "Davanti l'eternità"- 
                          oppure quella del Carrà riformista. I colori 
                          ora trasudano languore e tenerezza, ora si fanno intensi 
                          sino a limiti della luce,esplodono in contrasti violenti 
                          che ci rimandono a Merisi o ai Macchioli più 
                          impegnati. Ma, nella pecularietà della sua arte 
                          autentica, il Fabris rivela due dimensioni non rare, 
                          ma difficili nelle presenze spaziali dello spirito: 
                          il simbolismo e l'innocenza. Non c'è opera del 
                          Fabris che non alluda a precise realtà o problematiche 
                          esistenziali. E ciò senza forzature, ma con una 
                          chiarezza di indicazione che può apparire semplicistica 
                          al non iniziato, ma che si rivela di un rigore logico 
                          ineludibile a chi con l?arte ha una dimistichezza usuale 
                          e quotidiana. 
                          L'arte dimensione, l'innocenza, traspare dai volti e 
                          dalle cose che traccia sulle tele. E' la sua stessa, 
                          abissale innocenza di un uomo trasparente, che ha negli 
                          occhi il candore del fanciullo e l'acutezza del genio. 
                          Da ciò deriva una elevatezza artistica così 
                          intensa, che è sfuggita anche ai critici di professione, 
                          ma essi pure non artisti. Non so se la storia mi assegnerà 
                          il merito di aver scoperto per primo la piena validità 
                          artistica di Bruno Fabris. Posso solo dire che il Tempo 
                          - che è galantuomo ed è buon giustiziere 
                          - assegnerà a breve termine a questo grande artista 
                          Veneto una collocazione di primo piano nella storia 
                          delle arti figurative della nostra epoca. 
                          Simone Lorici  
                        UNA PITTURA CHE E' SPECCHIO DI 
                          UN TEMPO INQUIETO  
                          La prima impressione è di una pittura elettrica, 
                          larvale, scossa di impulsi, da sfarfallii eccitati di 
                          luce. In questo contesto s'intavvedono forme e figure 
                          avvolte da un'atmosfera sfuggente, cosicchè esse 
                          stesse appaiono e scompaiono come fenomeni instabili 
                          dalle percezione visiva. Ma poi, a ben osservare, i 
                          quadri di Bruno Fabris scoprono intinerari più 
                          profondi, tormentate avventure dello spirito,simbologie, 
                          stati d'animo che si coagulano nella pittura e rinfragono 
                          il loro magma esistenziale. Occorreun'introspezione, 
                          uno scavo al di là della pure superficie; ed 
                          emergono stratigrafie fascinose dell'animo umano. 
                          Lui, il pittore, parla di "quarant'anni di amarezza 
                          e logoramento". Dice che il suo sogno è 
                          "dipingere qualcosa che tra luci e colori mi illumini 
                          dentro, tra realtà e visione". Noi leggiamo 
                          questo processo nei suoi dipinti: lo leggiamo magari 
                          con fatica, nelsenso che serve una immedesimazione da 
                          parte nostra,una partecipazione al fluire, così 
                          eccitato, dei suoi sentimenti. C'è un'ansia che 
                          percepiamo qua e là, come una febbre che si tramuta 
                          in insoddisfazione o, almeno, in una gran voglia di 
                          evasione. La pittura, appunto, come luogo di libertà: 
                          come schermo sensibile in cui il caos del mondo possa 
                          trasmutarsi in un nuovo ordine. Quei segni convulsi, 
                          quelle macchie di luce che si rincorrono affannosamente, 
                          quelle colpeggiature nervose, quei contrasti continui, 
                          quel farsi e disfarsi della forma: tutto ciò 
                          non è che radioigrafia di uno stato d'animo. 
                          O meglio: il ponte verso un'avventura meravigliosa che 
                          sta al di là dell'esperienza fisica delle cose. 
                          Ecco l'equivoco di cui si deve disfare:l'apparenza di 
                          una pittura di elegante decorazione, di pura giosa visiva, 
                          tutta riccioli e arabeschi. Indubbiamente c'è 
                          questa abilità di Fabris nel condurci in una 
                          specie di danza spiritata: quasi una musica sincopata 
                          che accenna il motivo e poi lo ritrasforma in mille 
                          capricci e variazioni melodiche. Non vanno confuse peraltro 
                          le aspirazioni (l'utopia della fuga verso la bellezza) 
                          con tutto ciò che riporta ai recessi psichici, 
                          si nodi organici dell'individuo. La lettura dei segni 
                          ci può aiutare. Ecco, ad espempio, il volto dolcemente 
                          sfumato di fanciulla, sucui ineriscono grappoli forti 
                          di fiori e farfalle, per poi lasciar posto magari, sul 
                          fondo, e avanescenti sagome di uomini. Che significa? 
                          Appunto, come dice il pittore, un contrasto tra base 
                          reale e idea visionaria. Questa dialettica è 
                          sempre presente. Vediamo, in un altro quadro, un ammasso 
                          caotico di oggetti, pesci, barattoli,frutta, un uccellino 
                          in gabbia, ancora il volto ricorrente di una donna, 
                          accenni di paesaggio. L'ambiente si deforma, si autodistrugge. 
                          La vita è un' illusione.L'artista cerca di aggrapparsi 
                          ai ricordi più belli, ma essi si mescolano con 
                          le miserie del quotidiano. Anche da qui nasce il tormento: 
                          cui forse, si opporrà la speranza. Diciamo quindi 
                          che la pittura di Fabris à tipicamenti anticlassica, 
                          nel senso che non si basa sull'armonia delle forme e 
                          la cogruenza della struttura. Essa è continuamente 
                          mobile e prensile, si aggrappa alle sensazioni, trascorre 
                          da un motivo all'altro, si fa sempre fluida e, talora, 
                          agitata. Essa rappresenta questo nostro tempo inquieto 
                          e culturamente nomade, desideroso di un approdo che, 
                          appena appena, s'intravvede lontano. Quello sfarfallio 
                          fosforescente di forme che si fanno e disfanno non è 
                          che lo specchio dell'artista e, di riflesso, lo specchio 
                          di una condizione esistenziale. Ed è ciò 
                          che va capito, prima ancora di cogliere le qualità 
                          estetiche della pittura.  
                          Paolo Rizzi  
                       
                     
                   
                   "Un'artista 
                    il Fabris che sa esprimere nella sua pittura con straordinaria 
                    segni e cromia, il puro, e vero senso della terradi problematiche 
                    attuali, quanto più l'umiltà la veste e la distingue. 
                    Le sue opere ricche di calore, di una dolcezza che sembrano 
                    allontanarlo in un tempo quasi mitico di una stagoione poetica 
                    vissuta solo da lui" 
                    Fiorenzo Rizzetto  
                   
                    "Un intenso caloroso lirismo 
                      personale le opere di Bruno Fabris. Il colore si aggruma 
                      con grissante tempestività, per esprimere motivi 
                      immediati di partecipazione umana, che legano figure aspre 
                      e attenagliate." 
                      Antonio Chiades 
                    "Affermo che di Fabris artista, 
                      apprezzo un linguaggio assolutamente originale ( e con questo 
                      ritengo il miglior pregio di un pittore), di Fabris uomo 
                      la lezione di ottimismo pur fra le tante smentite e dissacrazioni 
                      del nostro tempo, tesa a recuperare quella parte più 
                      vera del nostro essere che ama ciò che è bello, 
                      pulito, buono". 
                      Ivano Zordan  
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